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la foto di fondo

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo, agosto 2011


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martedì 22 maggio 2012

**** AZZURRA e.... la LAMBRETTA

  4 post da presentare e suddiviso in 2 parti a tema e 1 o 2 pack, poiché 1 o 2 sono stati i pack presentati ed apprezzati a lezione
chiave n.: 5.       Lambretta
relazione ed integrazione tra il tema della chiave e l'esperienza di un corso di design?
risposta: veicolo post-bellico in ferro etc e HMB su ES in carta e cartone.
come? perché entrambi sono utilizzabili dall'uomo? no ma: " Come la storia della Lambretta anche la storia del mio Handmade Book “Ettore” posso dire è stata lunga e travagliata...
... Dunque come per la Lambretta, la cui progettazione ha impiegato anni di duro lavoro e ricerche, perché si aspirava al meglio possibile, anche il mio Handmade book “Ettore” ha impiegato un po’ di tempo per essere realizzato" quindi non parliamo affatto di design, bensì si tratta di un POSTULATO (in matematica e in filosofia, proposizione non dimostrata e non dimostrabile che viene ammessa come vera, in quanto necessaria ai fini di una dimostrazione filosofica o scientifica) e si dichiara:  "io ho faticato e loro hanno faticato". Ciò non è parlare di design, anche correre o nuotare può comportare sforzo. 
Inoltre parlare di design non vuol dire nemmeno esprimere solo giudizi sull'esperienza condotta: Mi piace-non mi piace, mi ha-non mi ha interessato, oppure come qui è espresso: " si è riusciti a portare a termine il lavoro con un risultato in fin dei conti abbastanza soddisfacente
Non è nemmeno un giudizio. cosa significa? funziona-non funziona? si apre-si chiude, si può mettere in tasca e la Lambretta invece no? si può infilare in un porta-oggetti della Lambretta?


non posso accettarlo come valido non c'era nessun obbligo di trattare la chiave n 5. ce ne erano molte su Sottsass, Olivetti, etc. 
zero post 

L’idea di creare un mezzo di trasporto economico per le classi operaie subito dopo la guerra nasce nel 1944 quando le forze alleate liberano Roma dall’occupazione nazista. Ferdinando Innocenti si ispira agli scooter Cushman importati in Italia dagli americani, nei quali intravede il futuro. Per lui  lo scooter è una rivelazione. Si rende subito conto di poter impiegare molte delle parti già prodotte dalla sua fabbrica nella realizzazione di scooter.
Il primo prototipo della LambrettaEsperimento O – viene portato a termine in alcuni mesi, ispirandosi alla forma di un siluro dal design robusto e funzionale.
Nessuno sa perché Esperimento O non andò mai in produzione. È possibile che Ferdinando Innocenti abbia voluto migliorare gli aspetti estetici e tecnici del suo primo scooter. O forse, con il caos sollevato dalla guerra, il progetto semplicemente non ebbe successo.
Verso la metà del 1946, quando la Piaggio sta già sfornando la Vespa, in attesa dell’uscita del nuovo scooter, i PR cominciano a proporre diverse alternative per il nome e a calcolarne il prezzo di vendita, che sarà alla portata di tutti: 135.000 Lire. E visto che Esperimento 2 non può essere un nome appropriato per uno scooter, i pubblicitari decidono di chiamarlo ‘Lambretta M’ – dove ‘M’ sta per motorscooter e Lambretta dal fiume Lambro su cui si affaccia la fabbrica che la produce.
Ma che aspetto ha, dunque, la primissima Lambretta? La carrozzeria posteriore è stata rimossa per mettere in evidenza il telaio, formato da tubi che il serbatoio e il vano portaoggetti posizionati dietro, sotto la sella. Anteriormente, un piccolo paragambe lascia ampio spazio per i piedi del guidatore e protegge dagli elementi atmosferici. Il motore è monocilindro e  la sospensione posteriore si affida semplicemente a un paio di molle elicoidali sotto la sella. Per quanto riguarda gli altri accessori non si bada a spese: sotto la sella troviamo uno spazioso vano portaoggetti che può essere chiuso a chiave, oltre a un pulsante per il fanale anteriore, finiture cromate e un piccolo misurino per calcolare la giusta quantità d’olio da aggiungere al carburante. Chi è 

I dettagli circa le caratteristiche tecniche e meccaniche della Lambretta vengono tenuti sotto stretto riserbo. Nell’ottobre 1947, la Innocenti riesce a produrre un limitato numero di Lambrette per stuzzicare l’appetito degli impazienti venditori. Finalmente, agli inizi del 1948, la produzione si lancia in piena attività e l’azienda comincia a produrre 50 scooter al giorno .



Ma che aspetto ha, dunque, la primissima Lambretta? La carrozzeria posteriore è stata rimossa per mettere in evidenza il telaio, formato da tubi che il serbatoio e il vano portaoggetti posizionati dietro, sotto la sella. Anteriormente, un piccolo paragambe lascia ampio spazio per i piedi del guidatore e protegge dagli elementi atmosferici. Il motore è monocilindro e  la sospensione posteriore si affida semplicemente a un paio di molle elicoidali sotto la sella. Per quanto riguarda gli altri accessori non si bada a spese: sotto la sella troviamo uno spazioso vano portaoggetti che può essere chiuso a chiave, oltre a un pulsante per il fanale anteriore, finiture cromate e un piccolo misurino per calcolare la giusta quantità d’olio da aggiungere al carburante. Chi è disposto a spendere un po’ di più, può comprare un secondo sedile da mettere dietro, o un sellino per bambini, un parabrezza in plexiglas e una speciale scatola in legno dove mettere lo scooter quando lo si vuole trasportare. La Lambretta è il migliore esempio di veicolo motorizzato prodotto in Italia nel dopoguerra. Paragonata agli altri ciclomotori del tempo, data l’attenzione ai dettagli e l’estetica estremamente moderna, la Lambretta appartiene a una categoria a parte. Ogni suo aspetto– dal telaio al motore alle caratteristiche tecniche – è integrato esteticamente dando origine a una linea aggraziata ancora inedita per il design italiano. E per rendere la Lambretta ancora più accattivante, il team Innocenti decide di offrire il piccolo scooter in sei colori “pastello”: grigio, avorio, azzurro, rosso e amaranto. Sono ancora un passo avanti rispetto alle altre aziende motociclistiche italiane – consapevoli che la gente vuole poter scegliere tra una gamma di colori.

Come la storia della Lambretta anche la storia del mio Handmade Book “Ettore” posso dire è stata lunga e travagliata.


Non pochi sono stati in fatti gli ostacoli da affrontare: una prosa troppo prolissa nel raccontarne il processo creativo, abbondanza di giudizi troppo personali, cattiva presentazione del progetto, ecc…

 Il tema era realizzare un libro fatto a mano che raccontasse del maestro Ettore Sottsass, ed io , che di lui ho molto studiato, volevo poterne raccontare tutto.

Tutto sembrava importante, ma il tutto è difficile da raccontare.







Dunque come per la Lambretta, la cui progettazione ha impiegato anni di duro lavoro e ricerche, perché si aspirava al meglio possibile, anche il mio Handmade book “Ettore” ha impiegato un po’ di tempo per essere realizzato e pubblicato. Solo, infatti, dopo un lungo e paziente lavoro di correzione da parte della docenza (Prof.ssa Cecilia Polidori corso di design a.a. 2011-2012 , facoltà di Architettura di Reggio Calabria) qualche ramanzina e un po’ di attenzione in più da parte mia si è riusciti a portare a termine il lavoro con un risultato in fin dei conti abbastanza soddisfacente. 





Bibliografia testo e immagini:
http://www.lambretta.com/
http://www.lambrettaclubitalia.it/news.asp?id=28
http://ceciliapolidoritwincedesign3.blogspot.com



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